Cecilia indossa l’anello WNBA: la voce di chi l’ha vista crescere

Dicono che l’America sia la terra dei sogni che si avverano. A ragione e a voce forte può dirlo anche Cecilia Zandalasini che a 20 anni di distanza dall’unica altra vittoria di un’altra italiana, Cata Pollini, entra nella storia della WNBA conquistando con le Minnesota Lynx, in un’appassionante gara 5 contro Los Angeles, l’anello della maggiore lega USA.

zandalasini

“Ho giocato otto secondi, così però mi sono potuta togliere la tuta e ora il bagno di champagne me lo sono fatta in divisa…Abbiamo l’anello della WNBA, che figata! Ringrazio tutti – ha detto a Sky Cecilia – per questa opportunità: tornerò presto in Italia, con un bagaglio molto ricco”

Tutta l’Italia della palla a spicchi ha tifato per lei in questo inedito gemellaggio con Minnesota e la sua squadra, le Lynx. Tantissimi, migliaia i commenti e le reazioni sui social e tutta l’attenzione dell’informazione nazionale.

I primi tifosi, però, rimangono a Broni e sono i suoi genitori. Mamma Paola ci dice: “Siamo contentissimi di questa esperienza di Cecilia. La seguiamo sempre e giocare a pallacanestro negli Stati Uniti è un sogno che si è realizzato per lei. Abbiamo percepito fin da subito la professionalità dell’ambiente e abbiamo conosciuto le compagne di Cecilia: un gruppo unito che, anche se conta alcune delle migliori giocatrici del mondo, rimane umile e che l’ha saputo accogliere nel migliore dei modi. Ora non vediamo l’ora di riabbracciarla”.

Dalla Williams Arena di Minneapolis ai campetti di Broni dove giocava con i maschietti, il salto è in stile “Interstellar”: “Ho conosciuto Cecilia quando aveva poco più di 3 anni – dice Aurelia Montagna, la prima allenatrice – e c’è poco da dire: si vedeva fin da subito che aveva la stoffa giusta per ambire a diventare una giocatrice. Certo, all’epoca non immaginavamo questa carriera ma il suo talento è stato evidente dal principio. Ha giocato con i maschietti fino a 13 anni poi il primo campionato con l’under 14 di Broni. Era una spanna sopra avversari e compagne ma è sempre rimasta umile. I suoi successi in Italia e poi l’esplosione in Nazionale per noi sono motivo di orgoglio e tutta questa attenzione verso di lei è una manna per il reclutamento di nuove piccole “Cecilie”” dice l’allenatrice che ancora oggi allena alla Virtus Casteggio, nel pavese.

Chi ancora fa sentire la sua voce ben forte è Gregory Marakis, storico tifoso dei Vikings di Broni, gli ultras che più di tutti colorano i palazzetti di tutta Italia e che Cecilia l0ha vista letteralmente crescere: “Vedere una ragazza che conosci da quando è neonata, vederla crescere, prendere in mano un pallone e capire che ha già un talento smisurato è fantastico, da lì a vederla arrivare a vincere scudetti, fronteggiare partite di eurolega, dominare agli europei con la nazionale ed infine, dulcis in fundo vincere un titolo WNBA è qualcosa che supera le mie più rosee aspettative, sono felicissimo per lei perché so quanto pathos mette nella pallacanestro, sono orgoglioso che il nome di Broni, grazie a lei, sia arrivato anche oltreoceano. Dei complimenti sarebbero sprecati, posso solo dire Grande Ceci!”

Uno dei punti di riferimento del basket italiano sui social è “La Giornata tipo” che scrive: “C’è un po’ di Italia in questo trionfo” ed è una verità incontestabile. Zanda arriva negli Stati Uniti con una chiamata della squadra probabilmente più forte del mondo dopo un Europeo da favola. Ma non è stato un caso, è stato ed è tutt’ora un progetto con lei al centro: “Non posso che esprimere tutto l’orgoglio del presidente – dice Paolo De Angelis, dg del Famila Wuber Schio – delle compagne di squadra, lo staff e tutta la città di Schio; noi pensiamo che in questa vittoria di Cecilia ci sia anche una piccola parte del Famila Wuber Schio. Cecilia, dopo aver vinto molto con a livello giovanile si è potuta confrontare con le più forti giocatrici del mondo in Eurolega. Abbiamo lavorato sul suo graduale inserimento e abbiamo raccolto, non solo noi ma tutto il basket italiano, frutti preziosi. Lei è una delle pedine centrali nel nostro progetto e ora non aspettiamo altro che possa ricominciare a Schio con fame di lavoro (e con Pierre dovrà averne molta) e di successi”.