Il direttore generale Paolo De Angelis racconta l’assurdo evolversi degli eventi nella capitale ceca

Paradossale è forse il termine più calzante per ciò che è successo al Beretta Famila Schio nella vicenda “Praga” dove si sarebbe dovuto giocare il primo incontro dei quarti di finale. Il racconto in prima persona del direttore generale Paolo De Angelis per far chiarezza sull’accaduto ma soprattutto incentivare che episodi così non ricapitino in futuro ne’ a Schio ne’ ad altre squadre.

Paolo De Angelis:”Premesso che avevo suggerito alla FIBA dato il gravissimo momento che stiamo vivendo di cancellare i quarti di finale ed in via del tutto eccezionale di organizzare una Final Eight a fine aprile anziche una Final Four, non compromettendo dunque il cammino di nessuna squadra ed allo stesso tempo prenderci un mese e mezzo di pausa in attesa di tempi migliori. La FIBA ha apprezzato questo suggerimento non accogliendo però questa istanza.”

“Fatte le premesse del caso partiamo dunque alla volta di Praga. Ciò che è accaduto in occasione è assurdo e quasi drammatico, Harold Pinter avrebbe preso spunto per un romanzo capolavoro.
Abbiamo fatto di tutto per essere in campo: rotte aeree allungate, costi di trasporto aumentati, e tutto ciò per il rispetto del Presidente, della pallacanestro, delle istituzioni e delle regole. L’atteggiamento di Praga è stato subito abbastanza evidente, “Benvenuti, ma non troppo”. Ma questo è nulla in confronto a quello che è successo dopo. Per un normalissimo mal di pancia che mi ha costretto a saltare la cena privata di martedì, e di cui Praga è venuta fortuitamente a conoscenza, è scattato il putiferio.
Il mercoledì mattina, seppur pienamente ristabilito e senza alcun problema, Praga ha minacciato di non giocare se non mi fossi fatto il tampone per certificare la mia negatività al Covid-19.

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Cosa ancora più che stupefacente è che la FIBA in balia del vento come una barca senza vela e senza motore, anziché tranquillizzare gli animi, ha in qualche modo assecondato la richiesta di Praga, non obbligandomi, ma assicurandomi che dopo il tampone la partita si sarebbe giocata.
Ho accettato per i motivi di cui sopra e per rispetto del lavoro di Vincent e delle giocatrici che hanno lavorato come matti in questi giorni per preparare la partita.
Mi era stato detto che avrei fatto il tampone in ambulanza, sotto l’hotel, e che in hotel avrei aspettato i risultati di lì a poche ore; invece sono stato portato in Ospedale, dove in base al protocollo medico ceco, una volta fatto il tampone, non mi hanno permesso di lasciare il nosocomio fino alla conclusione degli esami di laboratorio, risultati arrivati dopo 24 ore!
Ho trascorso un giorno e una notte da solo, in una stanza di ospedale, in costante contatto con il mio staff, il Presidente Cestaro e il Presidente Petrucci che hanno a preso a cuore la mia situazione e mi sono stati sempre vicini.
Il Club di Praga non ha mosso un dito, ufficialmente i dirigenti hanno detto che, non essendo familiari, non potevano attingere a informazioni sul mio iter di analisi.
Potevano però almeno darci una mano nel portare la valigia del sottoscritto dall’hotel all’ospedale, ma purtroppo non avevano nessuno a disposizione e quindi con un taxi il dirigente accompagnatore ed il fisioterapista del Famila mi hanno portato tutto.
Ringrazio l’USK Praga per il trattamento riservatoci e riservatomi, avranno anche vinto l’Eurolega (Praga vinse nel 2015, ndr) ma, in quanto a fair play non sono degni di fare sport a nessun livello.
Ma possono stare tranquilli, nessun sentimento di vendetta mi o ci anima, non abbiamo il loro budget, ma un livello di dignità nettamente superiore e non ripagheremo mai con la stessa moneta, a Schio saranno sempre i benvenuti.
La povera FIBA ha dimostrato l’incapacità di prendere decisioni in momenti un po’ particolari. È bastata una email di un dirigente di Praga per mandarli in confusione. Nonostante avessi detto che stavo bene e che era soltanto un semplice mal di pancia hanno dato retta alla voce del più forte, ho chiesto più volte allora di far venire un dottore in hotel che verificasse le mie condizioni di salute e tutto sarebbe finito in 10 minuti. Mi dispiace, cara FIBA, ma per gestire la migliore competizione del mondo ci vuole una professionalità ed una competenza di altro tipo, cosa che purtroppo non ho visto.
In tutto questo, mentre ero “recluso” in ospedale in attesa del tampone, il Ministero ceco annuncia di sospendere le partite ed in particolare la nostra.
“Sogno o son desto”, sono in ospedale , ho accettato di fare il tampone quasi ad immolarmi purché si svolga la partita e ora non si gioca? Il tampone quanto meno è risultato negativo.
Speriamo almeno di tornare al più presto, voli permettendo, dai miei cari, nella mia amata Italia che, anche con il virus, resta sempre il più bel Paese del mondo.
A proposito #ioresteroacasa (quando riuscirò a tornare)