Pre match contro l’Arka Gdynia, parola alla Team Managaer Masciadri

Boa di metà girone sorpassata, si riparte dal primo avversario europeo di questa stagione, ritorno contro l’Arka Gdynia in terra polacca. Mercoledì 18 dicembre, alle ore 18.

51-47 per le Orange all’andata, in un match contraddistinto dal basso punteggio, vittoria davvero importante per Schio, una delle quattro ottenute al PalaRomare.

Ad essere sinceri non impressionò Gdynia che partì ad handicap nel girone per poi trovare prestazioni davvero notevoli. Guai quindi a parametrare l’impegno in Polonia sulla base di ciò che si era visto ad ottobre.

Ultima giornata europea del 2019, ottava partita del girone, polacche attardate di solo una gara ed in credito col calendario di un match casalingo, così come le altre inseguitrici del gruppo di testa di cui fanno parte le Orange.

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Le altre sfide del girone saranno: Sopron-Montpellier, Lyon-Kursk e Girona-Fenerbahce. Un raggruppamento dove il fattore campo fino ad oggi sta contando tantissimo (il 100% per quanto riguarda Schio) quasi l’80% in generale, ovvero statistiche alla mano, quattro volte su inque vince la squadra di casa. Le formazioni che oltre a difendere il fattore campo, riusciranno a strappare delle vittorie esterne, saranno probabilmente le favorite per passare il turno.

“Si è chiusa la prima parte della stagione europea ed abbiamo potuto fare un bilancio parziale” – commenta la team manager Raffaella Masciadri – “Probabilmente la partita di Sopron andava vinta, nonostante questo il girone è ancora lungo e le ragazze si faranno trovare pronte. Andiamo ad affrontare Gdynia in Polonia, posso assicurare che loro sono cresciute molto nel corso dei mesi, come noi del resto. Servirà una gran prestazione, non esistono partite facili.”

La team manager ha poi raccontato le sue sensazioni al primo anno di “mandato”. “In molti sono curiosi di sapere come mi trovo, sinceramente bene, sto accumulando esperienza, ho davanti a me persone come Paolo De Angelis e Giorgio Dalle Ore, sto imparando molto da loro. Sono sempre a contatto col campo, coi tifosi e con le partite. Tutto ciò mi fa sentire meno la distanza dal basket giocato.”